Con la consapevolezza di averla combinata grossa all’inizio del Novecento, l’Italia si è sempre dimostrata particolarmente comprensiva nei confronti delle istanze della Libia e del suo colonnello (anche se preferisco la dicitura dittatore) Muammar Gheddafi. Vuoi per ragioni geopolitiche o per i combustibili fossili dell’Eni, gli innumerevoli governi che si sono succeduti alla guida del nostro Paese hanno quasi sempre tenuto in grande considerazione le richieste, e i capricci, provenienti dalla Libia.
Di recente, poi, con l’arrivo dei figli di Gheddafi nel Vecchio Continente, ci siamo dimostrati sufficientemente zerbinati nei confronti del leader libico, trattando con i guanti la sua progenie e sopportandone i chiari di luna. Di necessità virtù, si suol dire. Eppure, poco più a nord dei patri confini, qualcuno riesce giustamente a ignorare il rango e la provenienza dei figli del colonnello…
Hannibal Gheddafi, per esempio, è stato recentemente tratto in arresto dalle autorità svizzere con l’accusa di aver maltrattato e malmenato due domestici nell’albergo di lusso in cui aveva trovato alloggio. Anche le due guardie del corpo del figlio più giovane del dittatore libico sono state fermate a causa di alcuni tafferugli avvenuti con le forze dell’ordine svizzere dopo l’arresto di Hannibal, non nuovo alle bravate nel Vecchio Continente.
Il giovane Gheddafi era già stato arrestato nel 2005 a Parigi per violenze nei confronti della sua donna e, sempre nella capitale francese, l’anno seguente era stato fermato dalla polizia mentre percorreva a 140 km/h l’Avenue des Champs-Élysées. All’epoca, il governo francese riuscì a evitare un caso diplomatico, all’esecutivo svizzero sembra essere andata meno bene.
Ferito nell’onore per l’arresto del figliolo, poi rilasciato e rientrato in patria, il colonnello ha disposto la chiusura degli uffici della Nestlé a Tripoli, ha rinchiuso due manager elvetici in galera pare per semplice ripicca, ha minacciato di ritirare i fondi libici dalle banche svizzere e di tagliare le forniture di petrolio al paese neutrale per antonomasia. In uno dei suoi deliri di onnipotenza, Muammar Gheddafi ha richiesto da parte della Svizzera delle scuse ufficiali per quanto accaduto a suo figlio, definendo l’arresto "un crimine orribile".
Già, per il dittatore che imperversa in Libia da quasi 40 anni, giocando con i sensi di colpa dell’Italia e con le valvole del petrolio, arrestare uno dei suoi figli è un atto terribile di lesa maestà, molto più grave che picchiare la propria moglie o due domestici considerati alla stregua di semplici schiavi. Tagliare gli approvvigionamenti a un intero paese a causa dei gesti insulsi compiuti da proprio figlio dimostra ancora una volta la levatura del dittatore libico e la sua visione feudale della politica internazionale. Ma chi possiede qualcosa altamente desiderato dagli altri sopravvaluta spesso il proprio potere, pensando di poter agire sempre e comunque nell’impunità.
Il lassismo europeo nei confronti del leader libico porta anche a queste piccole storture, in cui Gheddafi riesce a intrufolarsi in continuazione tuonando contro noi europei brutti e cattivi che gli costruiamo i gasdotti e gli paghiamo a caro prezzo i combustibili fossili.
Urge un embargo della cioccolata da parte della Svizzera…
Grazie a Zuppa che mi ha segnalato la vicenda live from Confœderatio Helvetica.
cristiana
Berlusconi è tutto pappa e ciccia con il leader libico.Ora pagheremo anche i danni fatti dal colonialismo -miliardi- per construire un’autostrada e disinnescare bombe.Un bel colpo per alcune ditte italiane,ma noi pagheremo le spese.
Cristiana
Zuppa
Bello l’articolo 😉 Vergognoso come quei retrogradi libici si credono padroni del mondo e pensano di fare impunemente quello che vogliono, forti dell’avere il petrolio…
gobettiano
In effetti, quanto a pretese di impunità e di lesa maestà per subire trattamenti simili ad un cittadino qualunque gheddafi non è il solo. E comunque abbiamo una lunga tradizione di posizioni prone nei confronti di questa macchietta di dittatorucolo.
luigi