Se avete dato retta ai telegiornali e ad alcuni giornali negli ultimi giorni, ora potete stare tranquilli e uscire dai vostri bunker improvvisati in cantina: la stazione spaziale cinese Tiangong 1 è rientrata nell’atmosfera senza cancellare dalla faccia della Terra l’Italia. Secondo le ultime stime è finita nell’oceano Pacifico e non “poco sotto Lampedusa” o “in Emilia-Romagna” come era stato prospettato da alcuni articoli, che citavano solo le parti più sorprendenti (soprattutto se fuori contesto) delle valutazioni del rischio comunicate dall’Agenzia Spaziale Italiana e da altri ricercatori. A dar retta ai giornali, per giorni è sembrato che Tiangong 1 non solo dovesse rientrare nell’atmosfera sopra il nostro paese, ma che dovesse proprio caderci sopra, ignorando che la maggior parte della sua struttura si sarebbe polverizzata nei turbolenti passaggi tra gli strati atmosferici.
Tg e giornali hanno iniziato a parlare di Tiangong 1 settimane fa, con brevi servizi e articoli generici e di rado scritti da chi si occupa di divulgazione scientifica. I toni allarmistici hanno incuriosito qualcuno e preoccupato altri, che non avevano gli elementi o le conoscenze tecniche per farsi un’idea precisa (siamo un paese che non brilla per preparazione scientifica). La ricerca di nuove informazioni ha reso la storia della stazione spaziale cinese molto cercata online, rendendola un’opportunità per fare traffico, magari sparandola un po’ più grossa degli altri per rimediare qualche clic in più sul proprio sito.
In pochi giorni una cosa piuttosto innocua e ordinaria – come il rientro di un grande rottame spaziale nell’atmosfera, già successo in passato e senza particolare clamore – è diventata un classico esempio di notizia che si autoalimenta. I preoccupati e incuriositi hanno cercato nuove notizie, gliene sono state offerte di sbagliate o volutamente sensazionalistiche, la domanda di nuove informazioni da lettori sempre più inquieti è di conseguenza aumentata e così la quantità di articoli, dando l’idea che la Tiangong 1 fosse la storia spaziale del decennio. (Non lo era.) E i giornali hanno avuto un’enorme e centrale responsabilità in tutto questo con i continui riferimenti nei titoli a “rischio per l’Italia”, “è fuori controllo” e via discorrendo.
I comunicati generici e senza citazioni chiare dei bassissimi fattori di rischio – con dati e non semplici affermazioni come “eventi di questo tipo sono assai rari” – della Protezione Civile non hanno certo aiutato. Nella sezione “Norme di autoprotezione” veniva consigliato di “stare lontani dalle finestre e porte vetrate” e che “sono più sicuri i piani bassi degli edifici” per evitare di essere colpiti da qualche frammento spaziale. Queste informazioni sono state riprese dai tg e dai giornali fuori contesto, dando l’idea che fosse sopra l’Italia il punto dove sarebbe iniziato il rientro della Tiangong 1. L’eventualità che ciò accadesse era remotissima, e ancora più remota quella che qualcosa arrivasse al suolo.
L’unico vero elemento allarmante di tutta questa storia è il pressappochismo di buona parte dell’informazione nel nostro paese, che raggiunge spesso il suo apice proprio con le notizie scientifiche. Il giorno che davvero qualcosa minaccerà di cadere sul nostro paese e creare danni, con quale credibilità ce lo racconteranno quegli stessi giornali? Nel bene e nel male, oltre a raccontarlo, i media formano un paese e l’idea che hanno di quel paese le persone che lo popolano. Il danno che il giornalismo scarso e approssimativo sta facendo a tutti noi è enorme, molto più serio di qualsiasi rottame spaziale.