Ammetto di essere rimasto sorpreso dei complimenti nei confronti delle Iene di Mauro Ferrari, il presidente della nuova commissione sul caso Stamina. Intervistato da Giulio Golia, proprio la persona che ha realizzato tutti i contestatissimi servizi sulla vicenda, Ferrari ha detto queste cose:
Io voglio ringraziarvi. Pensiamo a dove stava il paese rispetto a questa discussione, alcuni mesi fa, prima che voi iniziaste ad alzare il livello della conversazione e vediamo dove siamo adesso. Certamente ci sono degli aspetti negativi associati a questa asprezza, a questa violenza nel dibattito, che secondo me proprio non ci sta. Dobbiamo soltanto pensare ai pazienti, soltanto pensare come portare sollievo e cura dove si possa fare, e purtroppo non sempre si può fare.
Vi voglio ringraziare perché adesso, in tanti modi, in funzione proprio della chiarezza con cui voi avete portato alla comunità questo problema, adesso la gente sa che c’è una differenza tra terapie compassionevoli e terapie sperimentali. C’è gente che sa, molta più di quanta ce ne fosse qualche mese fa, cosa vuol dire GLP, cosa vuol dire GMP. La gente comincia a sapere che ci sono certe terapie e certe malattie rare.
Secondo me il livello di acculturazione scientifica, ma anche tecnica su come si portano i farmaci in clinica, si è alzato moltissimo e voi avete un grandissimo merito in questo.
Confido che Ferrari abbia fatto queste dichiarazioni per evitare le polemiche che ci sono state con la precedente commissione, giudicata di parte con una sentenza molto discutibile dal TAR del Lazio. E sono sicuro che il gruppo guidato da Mauro Ferrari farà un lavoro attento e meticoloso sul trattamento Stamina.
Al tempo stesso immagino e spero che nella “chiarezza” e nel “merito” cui fa riferimento Ferrari non rientrino i tanti servizi delle Iene con:
– informazioni inesatte su che cosa sono effettivamente le cure compassionevoli;
– letture parziali di referti medici sui pazienti sottoposti al trattamento;
– video di bambini con malattie incurabili per mostrare miglioramenti non riscontrati scientificamente e con analisi strumentali;
– interviste ai promotori del trattamento senza contraddittorio;
– interviste improvvisate per strada a scienziati con domande del tipo “perché non sperimentate?” “perché non sentite i pazienti?” “e i bambini?”;
– titoli a caratteri cubitali in sovrimpressione come “Gli scienziati contro Stamina?”, “Salvare la vita con le staminali?”, “Stamina: lo scienziato contro le Iene”, “Il ministro salvi Sofia”;
– informazioni parziali sui pazienti che dicono di avere speso migliaia di euro per il trattamento;
– omissioni sugli effetti collaterali riscontrati dalle indagini dei NAS e giudiziarie sul trattamento;
– l’uso continuo e costante di video di bambini con malattie non curabili con domande sul loro futuro nel caso dell’interruzione del trattamento.
E l’elenco potrebbe continuare a lungo (altre considerazioni le trovate qui e in un post di Antonio Scalari qui). Le Iene non hanno fatto un’informazione imparziale sul caso Stamina e chiunque si sia interessato un minimo alla vicenda se ne può rendere conto, mettendo per esempio a confronto i loro servizi con quello realizzato di recente da Presa Diretta. La divulgazione scientifica è una cosa ben diversa dal mettere insieme qualche illazione, testimonianze strumentali alla tesi che si vuole dimostrare e qualche video per mostrare le differenze tra il prima e il dopo nei pazienti trattati (pazienti, tra l’altro, quasi sempre inconsapevoli, considerato che nei servizi delle Iene sono stati mostrati bambini con pochi anni di vita).
Nei servizi delle Iene non c’è nulla che possa richiamare l’”acculturazione scientifica” di cui parla Ferrari. Chi ha visto solo quei servizi per farsi un’idea sul caso Stamina, e temo siano centinaia di migliaia di persone, ha spento il televisore ogni volta con un pezzo aggiuntivo di informazioni imprecise e distorte. Non ha capito di più su come funziona la ricerca biomedica, non ha potuto farsi un’idea di che cosa significhi mettere in piedi un laboratorio, testare metodi e principi attivi, scrivere paper scientifici e sottoporli alla revisione di altri ricercatori. Si è fatto l’idea che ci sono delle cellule buone, che basta iniettarle nei pazienti e la cosa è fatta. Si sono fatti l’idea che ci sia una pozione di Panoramix che risolve il problema e che ci sono persone cattive che non vogliono che sia usata la pozione.