Lo scorso 20 maggio ho raccontato con una diretta sul Post il terremoto in Emilia e, nei giorni seguenti, ho continuato ad occuparmi dell’argomento notando una certa approssimazione da parte dei giornali e degli altri mezzi di comunicazione nello spiegare ciò che stava accadendo. Mi sono soprattutto accorto di quanto siano stati usati termini scientifici e parole a sproposito, per indicare cose diverse da ciò che significano. Non è necessariamente colpa dei giornalisti, non si può pretendere che chi si trova di turno al desk quando si verifica un terremoto nel cuore della notte sia esperto di sismologia, anche se dovrebbe esserci un minimo di dimestichezza considerato che le informazioni base su come funzionano i terremoti sono – o dovrebbero essere – insegnate alle scuole superiori (e qui si apre un discorso molto più ampio sulla capacità di trasmettere agli studenti quanto sia fantastico capire almeno per grandi linee come caspita funziona il pianeta su cui viviamo). È meno tollerabile che a un mese di distanza si continuino a leggere e sentire diverse inesattezze nei racconti giornalistici dall’Emilia.
Senza la pretesa di cambiare il mondo e con la consapevolezza di aver sicuramente fatto qualche errore in passato nel racconto di altri terremoti, ho messo insieme dieci regole minime per giornalisti (e non) che devono o dovranno occuparsi della cronaca di un evento sismico. È un decalogo molto elementare e conciso, che può essere un punto di partenza da integrare con le FAQ molto chiare e semplici dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dello United States Geological Survey, per esempio. Ringrazio il geologo Federica Comoglio per i suoi amichevoli consigli e suggerimenti.
1. La magnitudo indica con un numero la “grandezza” di un terremoto ed è una misura indiretta dell’energia sprigionata da un terremoto. Non esiste un solo tipo di magnitudo, quindi non dire che un istituto ha registrato un dato diverso rispetto a un altro. L’INGV, per esempio, usa quasi sempre la magnitudo locale per i terremoti in Italia, mentre lo statunitense USGS diversi tipi di magnitudo a seconda della distanza e delle caratteristiche dei terremoti rilevati.
2. Oltre alla magnitudo, indica la profondità alla quale si è verificato il terremoto. È un dato importante per dare meglio l’idea di quali possano essere i suoi effetti.
3. Non confrontare terremoti con magnitudo simili avvenuti in diverse aree del mondo: gli effetti delle scosse sono determinati anche dalle caratteristiche del territorio, da come sono stati costruiti gli edifici e da altre variabili.
4. Fino a scosse di magnitudo 3.9 i terremoti sono definiti leggeri, e solitamente non causano danni. Se parli di “forti scosse” in assoluto per terremoti al di sotto di 3.9 fai solo inutile allarmismo.
5. La scala della magnitudo locale è basata sui logaritmi: un terremoto 4 è enormemente inferiore rispetto a un 4.5 (circa 5,7 volte meno potente). La scala, inoltre, non ha “gradi” ma “valori” (numeri puri, come un voto a scuola), quindi non dire “un terremoto di grado 4.3”.
6. Non confrontare due o più scosse parlando di diversa “intensità” della magnitudo. L’intensità viene utilizzata per indicare esclusivamente gli effetti provocati dai terremoti su paesaggio e strutture costruite dall’uomo (la scala più nota per l’intensità dei terremoti è la Mercalli – Cancani – Sieberg MCS).
7. I terremoti di maggiore magnitudo sono in genere seguiti da una serie di altre scosse. È opportuno chiamarle “repliche” e non “scosse di assestamento”.
8. Ricorda che “pericolo sismico” e “rischio sismico” non vogliono dire la stessa cosa. Il primo indica la probabilità che un certo evento si verifichi in una data area in un determinato periodo di tempo. Il secondo, invece, è la stima economica delle perdite riferite a un evento in un determinato periodo di tempo in una data area. Le mappe come questa indicano la pericolosità sismica, rappresentando il livello di scuotimento che può essere superato con una probabilità del 10 per cento in 50 anni. Qui trovate una spiegazione più estesa dell’INGV.
9. Evita modi di dire logori e a effetto come “la terra trema di nuovo”: è una fesseria. Viviamo su un pianeta geologicamente molto inquieto, che si muove in continuazione producendo catene montuose, il vulcanismo, le risorse che sfruttiamo (minerali, idrocarburi…), grandi terremoti e minuscole scosse. Non le avvertiamo, ma questo non significa che non ci siano o che in quei momenti la terra sia “ferma”.
10. No, ci sono diversi studi che se ne stanno occupando, ma allo stato e con le conoscenze attuali, i terremoti non si possono prevedere.
Giovy
Una delle cose da fare in caso di terremoto (e capite sulla mia pelle in questi giorni) è quella di centellinare le informazioni ricevute dalla televisione, soprattutto.
Troppa ansia e poca coerenza e razionalità.
In un momento in cui si perde proprio la testa, ciò di cui si ha bisogno è proprio la normalità.
Anche sentire le solite notizie sulle spread, Monti, Imu e compagnia bella aiuta a ritrovare la normalità
Marco Surace
“notando una certa approssimazione da parte dei giornali e degli altri mezzi di comunicazione nello spiegare ciò che stava accadendo.” affermazione valida a prescindere. Fosse solo per il terremoto…
gennaro
meno male che ci sei tu, guarda…
Wilson
Grazie!
pino
Scusami, (punto 3), ma se la magnitudo è una scala determinata dagli effetti (e non dall’intensità), magnitudo simili non significano effetti simili? In qualsiasi parte del mondo?
Wilson
@pino: No, la parola intensità si riferisce agli effetti, mentre la magnitudo all’energia liberata dal sisma (in pratica equiparandola a una bomba si descrive la quantità di tritolo per avere lo stesso effetto).
In effetti è un uso poco intuitivo del termine “intensità”, ma probabilmente risale a un’epoca in cui di un terremoto si riuscivano a misurare solo gli effetti (e infatti proliferavano scale di intensità, come la MCS, chiamata patriotticamente “scala Mercalli” dai nostri media).
Ovviamente gli effetti (intensità) di una bomba dipendono dalla sua potenza (magnitudo), ma pure dalle caratteristiche del punto in cui esplode (in un deserto non farà danni, nei pressi di un bunker molto pochi, in un villaggio di palafitte sarà un disastro).
Umpalumpa
la domanda migliore l’ho sentita fare da un giornalista in studio a skytg 24: dopo aver domandato qualsiasi cosa, e pur di mantenere alta l’attenzione e cercare qualcosa di drammatico da raccontare, ha chiesto al geologo: “ma i terremoti si possono evitare?”
Repliche Orologi
domandato qualsiasi cosa, e pur di mantenere alta l’attenzione e cercare qualcosa di drammatico da raccontare, ha chiesto al geologo: “ma i terremoti si possono evitare?”
teresita
insegno scienze alle superiori, punto molto sul trasmette informazioni che davvero possano servire ai miei alunni, se poi vorranno diventare geologi (e precari senza lavoro come me….) avranno tempo all’università.
Purtroppo questo approccio è di pochi, molto sono bravissimi dispensatori e verificatori di nozioni…. ma non fanno nulla per allenare le menti e tenerle allenate 🙁
elena r.
apprezzo molto questo post.
elena r.
tra gli aggettivi vietati: devastante (quando non lo è), potente, panico, pauroso, assassino, ……
quando capiremo che noi facciamo parte di un sistema planetario complesso e quando la smetteremo di essere antropocentrici forse ci renderemo conto che i fenomeni naturali a volte sono un pericolo, a volte no, e soprattutto che per diminuirne l’impatto dovremmo rivedere il nostro modo di agire e interagire con la natura.