La scelta di Monti e dei suoi ministri di andare a Porta a Porta è stata criticata da molti in questi giorni, con argomentazioni anche interessanti e stimolanti che nella maggior parte dei casi hanno però trascurato un elemento: il problema non è la decisione di Monti, ma semmai l’impossibilità di poter fare una scelta diversa.
Da quindici anni il programma di Vespa va in onda sul canale più importante della televisione pubblica. Con un modo di fare informazione molto complice con i suoi ospiti (politici e non) e con altre scelte a dir poco opinabili, Porta a Porta ha costruito un seguito notevole e – fatte le dovute proporzioni con la concorrenza – è il programma di (ehm) approfondimento più seguito in Italia.
Se vuoi comunicare attraverso la TV pubblica che cosa stai facendo per tirare fuori dai guai la nazione, chiedendole peraltro sacrifici enormi, devi per forza andare da chi ha potenzialmente più seguito e ti consente di raggiungere quante più persone possibili. La cosa tragica è semmai che in quindici anni il servizio pubblico non sia riuscito a esprimere qualcosa di alternativo al programma di Vespa per RaiUno, che non ci abbia nemmeno provato e che abbia rinunciato a sperimentare nuove forme di informazione da offrire al proprio pubblico. Pensateci, a quale giornalista di RaiUno che funziona e su cui la rete ha investito in questi ultimi anni avreste affidato l’incontro con Monti? Al direttore del Tg1? Ecco, appunto.