Venerdì e sabato ho raccontato sul Post che cosa stava succedendo a Oslo e sull’isola di Utøya, dove un pazzo scriteriato ha ucciso 68 ragazzi che partecipavano a un campo estivo del Partito laburista. Ne ho accumulato molta inquietudine e non mi è ancora del tutto chiaro il motivo, al di là dei modi e del grande numero di persone uccise. Poi oggi ho raccontato la storia dei campeggiatori di Utvika, che da soli hanno salvato circa 150 ragazzi che si erano gettati in acqua per sfuggire ai colpi di pistola e fucile, e le cose almeno un poco (per me) sono migliorate. E ho pensato che forse bisogna ripartire da lì, ricordandoci come sono fatti i buoni.