Ma dalle parti della Louisiana a che punto sono col petrolio? Ci affogano dentro, almeno stando alle ultime notizie sul Post (non sono in molti in Italia a occuparsi del pasticciaccio brutto del Golfo).
Al momento l’unica strategia messa in campo dalla BP è quella della cannuccia nel bicchierone stile McDonald’s. Con una intricata serie di tubi e valvole il petrolio viene aspirato e stivato in una nave, solo che lo spazio delle petroliere utilizzate non è infinito, così l’equivalente di diverse migliaia di barili di petrolio finisce ogni giorno in acqua. L’oro nero disperso viene in parte bruciato, cosa che secondo gli ambientalisti porta alla dispersione di fumi tossici che appestano anche l’aria.
Non se la cavano meglio flora e fauna:
Finora 639 uccelli sono stati ritrovati ricoperti di petrolio, di cui solo 42 sono stati rimessi in libertà; più di 100 tartarughe, di cui solo tre sono già tornate in mare. E diverse associazioni ambientaliste continuano a sostenere che i danni agli animali sono irreversibili, consigliandone l’uccisione. La conta degli animali coinvolti è tra l’altro solo una piccola parte del disastro, che come ipotizzato dalla Guardia Marina avrà conseguenze sulla zona per anni.
L’impressione è che quelli della BP continuino a muoversi a vista seguendo la strategia delle prove ed errori come dei provetti macachi. Al momento la soluzione migliore sembra essere quella proposta da Stephen Colbert: «Una volta tolta la poca acqua rimasta nel Golfo potremo costruire il più grande serbatoio di greggio del mondo. Problema risolto. Grazie BP!».
ale
fortuna che qualcuno non se n’è già dimenticato… 🙂