In stazione gli altoparlanti parlano sempre al plurale e i viaggiatori sono sempre signori. Preghiamo i signori viaggiatori di raggiungere i monitor indicanti il loro numero di carrozza per velocizzare le operazioni di imbarco. Pfff, penso io, sicuramente il treno si fermerà a venti metri di distanza dal punto indicato dal monitor, vatti a fidare. Il Frecciarossa invece arriva e sbaglia di una spanna appena, il numero è il dieci e sotto al monitor che lo indica si apre la porta della carrozza dieci.
Felice di essermi sbagliato salgo a bordo e raggiungo il posto 15, il mio alleato contro la gravità per i successivi 40 minuti. Qualche istante dopo, il treno abbandona la stazione interrata e guadagna velocità nelle viscere di una Torino ancora sonnacchiosa e destinata ad affrontare un’insolita giornata di marzo con la neve. Assonnato, forse più della città, osservo nel riflesso del finestrino il tizio barbuto seduto davanti a me: con gesti lenti e misurati, estrae da un piccolo sacchetto di plastica un vecchio walkman, inforca le cuffie, pigia il tasto play e le note di Vivaldi iniziano a confondersi con il rumore ritmato del vagone sulle rotaie. Moderno il treno, datato il supporto.
Terminata la galleria, il tizio scompare di colpo dal vetro e lascia spazio alla luce fredda e azzurra della campagna innevata. Scaccio dalla mente i pensieri sul lavoro da poco lasciato, sui cambiamenti in vista che mi attendono e inizio a raccogliere qualche idea nuova sul mio taccuino.
Il tizio che si è portato Vivaldi in treno è arrivato al primo movimento dell’Estate, pensando all’ironia del momento mi ritrovo a guardare il finestrino. Il convoglio sfreccia veloce spostando la neve e il ghiaccio sulla massicciata, pare quasi che galleggi su una nuvola di gelido vapore. Siamo entrambi sospesi, verso la meta.
Lorenzo Ermigiotti
In bocca al lupo
papà
Bravo, Emanuele. Una bellissima descrizione e una bella metafora: sfreccia anche tu verso i cambiamenti in vista. L’Estate di Vivaldi ti illumi sempre, anche quando il treno sfiderà la neve o entrerà momentaneamente in una galleria scura.
Papà