Nel corso degli ultimi giorni ho assistito con diffidenza alla querelle sul regolamento approvato dalla Commissione di vigilanza della Rai per le trasmissioni di informazione e comunicazione politica durante l’imminente periodo elettorale. Secondo alcuni le nuove norme sarebbero troppo restrittive, ma leggendo con calma il testo come ha fatto Francesco emerge la semplice volontà di applicare rigidamente una legge che ormai esiste dal 2000 e che ha subito alcune integrazioni negli anni successivi.
Durante la puntata di ieri sera di AnnoZero, Emma Bonino ha smontato la teoria del bavaglio per le trasmissioni di informazione TV e ha illustrato l’effettivo senso del provvedimento, proposto in Vigilanza dal parlamentare radicale Marco Beltrandi. Nel loro spazio online, i Radicali hanno anche pubblicato una breve FAQ per fare chiarezza sul destino catodico dei confronti tra i politici per il prossimo mese.
Ma da dove è nato tanto allarmismo? Forse da una ipersensibilità dei principali protagonisti dell’informazione televisiva targata Rai, sviluppata in anni di regole, richiami e burocrazia. Ho maturato questa convinzione osservando gli ultimi minuti della scorsa puntata di Ballarò, nella quale uno stupito Giovanni Floris dà la notizia del regolamento da poco approvato in Vigilanza. L’informazione giunge da un dispaccio d’agenzia (ripreso da numerose testate) che non contiene alcun dettaglio preciso sulle norme approvate e fornisce solamente le dichiarazioni di alcuni membri della Vigilanza.
Per sintetizzare, Floris legge in studio la dichiarazione del capogruppo della Vigilanza del PD (Fabrizio Morri), contrario alla decisione da poco assunta in assemblea e dunque latore di una versione partigiana e un poco falsata dell’effettivo regolamento. Forse è stata questa la prima nuvoletta che ha poi portato al diluvio.