Dopo decenni di inconcludenti discussioni, da alcuni anni Torino si è dotata della sua prima linea del métro, la più moderna d’Italia. Un risultato quasi insperato, giunto anche grazie alla fenomenale molla delle Olimpiadi invernali del 2006.
Oggi salgo sul bellissimo, velocissimo e modernissimo métro della mia città e noto affianco a me una coppietta di turisti anglofoni, armati di fotocamera digitale d’ordinanza e di guida turistica intenti a scambiarsi le impressioni sulla città (che fortunatamente gli sta piacendo, e anche molto) e sui monumenti da visitare.
Dopo qualche minuto, lui sciorina parole di apprezzamento verso la metropolitana automatica su cui poggia le turistiche terga. Lei annuisce, fa un cenno alla guida e inizia a scartabellare. Poi, solenne, si mette a leggere (cito naturalmente a memoria):
– In concomitanza con le Olimpiadi, nel 2006 Torino ha inaugurato la prima linea della sua metropolitana automatica. Il tragitto porta dalla stazione di Collegno all’attuale Porta Susa, mentre entro i prossimi anni è previsto un allungamento del percorso fino al centro fiere del Lingotto [la guida doveva essere un poco datata, il métro da qualche mese arriva alla centrale Porta Nuova]. Era dagli anni ’30 che Torino attendeva e discuteva sulla costruzione di una metropolitana, i lavori sono durati…
Lei non fa in tempo a finire la frase, che lui subito la interrompe:
– Aspetta, forse hai letto male, anni ’30?
– Sì, sì, dal 1930 circa…
– Più di settant’anni per costruire una sola linea di una metropolitana?!
Il tono della voce di lui era un misto di sorpresa e incredulità. Si passa le mani tra i capelli, osserva la galleria in cui sta correndo il piccolo convoglio e sbuffando aggiunge: That’s crazy.
Il mio orgoglio torinese ha accusato sonoramente il colpo e, sì, mi sono vergognato anche un po’…