Benedetto XVI, in visita pastorale in Australia, converte un Koala al cattolicesimo. A conversione avvenuta, il piccolo animale si è sentito subito in colpa e ha chiesto una Bibbia da tenere sempre con sé nel marsupio.
Il koala ha poi confessato di aver peccato spesso di ingordigia, sottraendo l’eucalipto ai suoi simili.
Il marsupiale andrà raramente a messa, ma pretenderà ugualmente di sposarsi in chiesa e battezzare la sua progenie. Patirà l’impegno di portare i suoi piccoli a catechismo ogni settimana e si rallegrerà, a comunioni e cresime effettuate, di non dover più accompagnare la progenie in chiesa.
Entrato in crisi con la sua signora, il Koala convertito divorzierà ricevendo così una formale scomunica da parte della Chiesa. Vivrà nel peccato fino a quando non avvertirà i primi problemi alla prostata e gli acciacchi della vecchiaia, che lo riporteranno sulla retta via del riverente timore verso la Giustizia Divina. Il senso di colpa si impossesserà nuovamente della sua fede nel corso delle ultime ore della sua vita da marsupiale.
Tutto questo spiega la posa plastica del Koala nella fotografia riassumibile in un unico atavico pensiero: fuggire.