Quando un uomo siede vicino a una bella ragazza per un’ora, pensa che non sia passato più di un minuto. Ma fatelo sedere sopra un termosifone bollente per un minuto, crederà che siano passate delle ore. Ecco cos’è la relatività. (Albert Einstein)
A distanza di alcuni anni, quando mi capita di guardare l’orologio talvolta ripenso a quei cinque minuti passati a fissare il tempo, alla loro relativa eternità rispetto alla mia vita, che sembra aver subìto un’accelerazione mai conosciuta prima, forse proprio per merito dei lenti tempi scolastici, delle eterne lezioni, e degli eterni compiti e delle eterne pause tra una lezione e l’altra all’università.
Ora sembra correre tutto molto più rapidamente, tanto che mi occorrerebbero 25 ore per riuscire a risolvere tutte le incombenze di una giornata. Forse 28, chissà.
Vorrei avere più tempo per svolgere con maggior accuratezza il mio lavoro e gli impegni che ho assunto. Vorrei avere più tempo per vedere le amiche e gli amici di sempre, anche loro alle prese con giornate troppo corte per incastrare tutti gli appuntamenti.
Vorrei avere più tempo per scrivere cose più sensate su questo blog. Vorrei avere anche più tempo per tornare a dormire almeno sei ore per notte e riuscire a staccarmi con più facilità da quel grande magnete mattutino che è il letto. Vorrei avere più tempo per iniziare a leggere quel romanzo di Auster, l’ennesimo romanzo di Auster, che da settimane sosta placido nella mia libreria in attesa di fare il suo dovere: farsi leggere.
Ecco, devo fermarmi. Non ho più tempo.