41 ore in ascensore

Manhattan_2Volendo fumarsi una sigaretta in santa pace, lo scorso ottobre, il newyorkese Nicholas White decide di staccare un momento dal lavoro, poi si dirige tranquillo verso l’ascensore per tornare nuovamente al 39esimo piano, dove lo aspetta un impegno da finire nonostante sia ormai notte fonda.

White sale sull’ascensore, pigia il pulsante del 39esimo e attende tranquillo di arrivare a destinazione. Ma, prima di arrivare al piano selezionato, l’ascensore si blocca imprigionando White. Inizia a sgolarsi per cercare aiuto, ma nessuno risponde. Prova allora a suonare il campanello di allarme, ma il palazzo è ormai praticamente vuoto e nessuno sente l’incessante trillo della richiesta d’aiuto.

AscensoreAbituato a leggere l’ora sul cellulare, lasciato in ufficio prima di uscire per fumare, White perde rapidamente la cognizione del tempo. Rinchiuso nell’ascensore e impossibilitato a uscire, realizza una sola cosa: è venerdì notte e probabilmente nessuno si farà vivo prima di lunedì mattina. Appeso a un centinaio di metri da terra, le ore passano lente lente. Arrivano fame, sete e un po’ di comprensibile disperazione. Dopo 41 ore, all’alba di domenica l’interfono dell’ascensore inizia a gracchiare. Pochi istanti e una voce sveglia White: “C’è per caso qualcuno bloccato nell’ascensore?”. Presto arrivano i soccorsi che portano in salvo il malcapitato, evidentemente provato dal suo soggiorno obbligato in ascensore.

Nonostante la brutta avventura, White utilizza ancora regolarmente gli ascensori, non è invece chiaro se abbia smesso di fumare.

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