Si celebra oggi la seconda giornata della lentezza. Con dovuta calma, scrivo sull’argomento a circa quattro ore dal suo termine. In osservanza al dogma, sto martoriando i tasti della tastiera con estrema lentezza, soppesando ogni singola d-i-g-i-t-a-z-i-o-n-e.
Quest’uomo ha fatto della lentezza la propria filosofia di vita. Chiedere un etto di mocetta significa prendere le ferie nelle ferie. Chino sull’affettatrice, il bradipo montano sembra osservare l’infinito spazio che Zenone avrebbe potuto trovare tra la lama della macchina e il salume da affettare. Zin… … … Zin… … … Zin… Serafico, l’ometto lavora con estrema lentezza, con la calma placida e maestosa delle stagioni che lassù a 1.800 metri si rincorrono dalla notte dei tempi.
Una quindicina di minuti per avere il tanto agognato affettato.
Ecco. Oggi, che è il giorno della lentezza, mi piace immaginare che quel tizio dei commestibili e vini abbandoni la sua tipica letargia per passare la giornata a fare tutto di corsa, senza sosta e a perdifiato. Una meravigliosa antitesi per una persona che, forse, ha davvero capito tutto dalla vita. Zin… … … Zin… … … Zin…