«Vedi? Qui balla tutto e non va bene. Un bel taglietto, sposto questo di qua, recido qui in basso, poi cucio e torni come nuovo. Una menatina, una cazzatella!»
Disegnava con una biro blu le mosse che qualche settimana dopo avrebbe compiuto con il bisturi. Sicuro e dinoccolato, l’ortopedico tracciava righe sul mio ginocchio mentre lo osservavo tra l’inquieto e l’incuriosito. Poco più in là, su una seggiola di pelle ormai crepata e rinsecchita, mio padre osservava annuendo la lezioncina di anatomia su suo figlio.
Terminata la visita uscimmo dalla stanza in silenzio, un poco frastornati dalle valanghe di parole con le quali il luminare ci aveva bonariamente investito. Non ero molto felice all’idea di farmi squartare un ginocchio. Rimuginavo sulla degenza in ospedale, sui giorni di fisioterapia e su quel viaggio in America così vicino, eppure così a rischio per via dell’operazione.
Alla fine del corridoio l’inquietudine si era ormai impossessata di me, mentre osservavo mio padre che con la sua falcata sicura raggiungeva l’uscita della clinica. «Arrivederci, signora!» disse con enfasi alla receptionist per poi infilarsi con sicurezza nello stanzino dello scope. Il suo sguardo stupito fu la miglior cura quel pomeriggio. Risi di cuore per cinque minuti e ringraziai il cielo per avermi regalato un papà così.
Unico.
ma.ni.
Un’ottima uscita di scena…
Ma quando é stato? Il viaggio é ancora vicino, é ancora a rischio? O é giá passato?
Antonio Cracas
Cosa ti è successo al ginocchio? E’ tutto ok adesso? Spero di sì.
Un ragazzo come te non poteva che avere dei genitori fantastici.
Ciao
Antonio
anecòico
cari Antonio e ma.ni,
il raccontino fa riferimento a un episodio accaduto nel 2004. Avevo una rotula fuori asse che grattugiava le cartilagini del ginocchio. L’operazione andò benone, così come il recupero. Talvolta scricchiola, ma nulla di preoccupante!
Un abbraccio stereo 🙂
duccio
Anec, anche tu insonne? Pensa che mio padre, subì due interventi salva vita (nel senso che glie la allungarono un po’, pensa che cacchio di termini che a volte ci inventiamo noi mortali per scongiurare…) per stapparsi le vene giugulari. Per sopportare l’anestesia locale, dato che era un giornalista, ed estraniarsi da se stesso, immaginava di fare la cronaca diretta delle operazioni chirurgiche!
Io invece se vedo una siringa scappo (Dott. House!)
😉 duccio
Ste
Vorrei avere visto la faccia della receptionist.
Ciao.
zia elena
Ecco, ho trovato il mio corrispondente maschile: mia figlia mi ha seppellita con epiteti poco simpatici dopo una scena simile!
Ciao, Anecoico.
Zia Elena
bourbaki
un vero coup de théatre:)
Pepe
ah!Ah!ah! Bellissimo! tanti auguri di buon anno!
Finazio
Mi ha ricordato la scena di “Crimen” in cui Alberto Sordi si congeda dal commissario che l’ha interrogato infilandosi nello sgabuzzino ed uscendone subito dopo con lo sguardo spiritato. Bellissimo.