Gli extraterrestri? Certo che estistono, probabilmente anche nel nostro sistema solare. Perché non li abbiamo mai trovati? Semplice, ci siamo ostinati a cercare forme di vita simili a quelle terrestri, ma il DNA non è l’unica possibilità per “gestire” una vita. Almeno secondo la conclusione di uno studio, The Limits of Organic Life in Planetary Systems, appena pubblicato sul National Research Council (NRC).
Pesci, lucertole, platani e tutto ciò che di vivente popola il nostro Pianeta possono sembrare molto differenti uno dall’altro, ma nella loro struttura intima sono sorprendentemente simili. Tutte le specie viventi studiate dall’uomo necessitano acqua allo stato liquido per sopravvivere, ad esempio. Inoltre, tutte le specie basano la loro esistenza ed evoluzione sulla molecola del DNA e utilizzano gli stessi “blocchetti di costruzioni”, gli aminoacidi, per creare le loro strutture.
Negli ultimi decenni la NASA ha cercato in lungo e in largo nel nostro sistema solare nuove forme di vita, ma partendo sempre dal medesimo presupposto: se c’è acqua può esserci vita. Secondi i ricercatori dello studio pubblicato sul NRC, invece, ci sono alte probabilità che le forme di vita extraterrestri non abbiano bisogno di acqua per sopravvivere, né di strutture molecolari come le basi azotate del DNA. Queste specie di vita non convenzionali potrebbero benissimo basare le loro strutture molecolari su altri elementi come l’arsenico, o vivere in liquidi diversi dall’acqua, come ammoniaca e metano allo stato liquido.
Lo studio si conclude lanciando un appello diretto alla NASA e al suo programma di ricerca di forme di vita aliene. È necessario ripensare completamente le procedure di ricerca di forme di vita nel cosmo. Perché ciò avvenga astrofisici e ricercatori dell’infinitamente grande dovranno lavorare in sinergia con gli scienziati dell’infinitamente piccolo, come chimici e bioingegneri. La ricerca non dovrà necessariamente iniziare con Venere, Mercurio o Giove. Secondo i ricercatori, lo stesso pianeta Terra potrebbe racchiudere migliaia di forme di vita non convenzionali, specie che non sono mai state scoperte semplicemente perché nessuno ha mai pensato di cercarle.
Se le nuove procedure non venissero applicate l’intera umanità rischierebbe di perdere una grande opportunità, come lo stesso studio pubblicato nei giorni scorsi conferma: “Niente sarebbe più tragico nell’esplorazione spaziale di incontrare forme di vita aliene e non avere le conoscenze e le capacità per riconoscerle”.