Durante lo svolgimento della ricerca, ai volontari è stato richiesto di soggiornare per periodi di 50 minuti nella stessa sala in cui era presente il dipolo (l’antenna) che – all’insaputa dei partecipanti – poteva essere acceso oppure spento. I volontari sensibili alle onde elettromagnetiche hanno dimostrato evidenti stati ansiosi, sentendosi fortemente a disagio in presenza del ripetitore. Eppure, solo in due sono riusciti a dire con certezza quando il dipolo fosse attivo oppure spento.
Secondo Elaine Fox e il suo team, la severità dei sintomi riscontrati nei volontari “sensibili” – comprese tachicardia e forte sudorazione – non dipenderebbe dagli effetti delle onde elettromagnetiche, ma da una forte capacità di autosuggestione, che porterebbe questi soggetti a sentirsi male in presenza di un ripetitore per cellulari.
Almeno nel breve termine, il condizionamento psicologico avrebbe dunque un ruolo fondamentale nell’insorgenza di stati d’ansia negli individui che si dichiarano sensibili alle onde elettromagnetiche. E per Elaine Fox quello dell’autosuggestione può essere un pericolo molto più grande di qualsiasi onda radio: “È giunto il momento di capire quale sia la vera causa di questi stati d’ansia. Molte di queste persone hanno una bassissima qualità di vita. L’autosuggestione preclude la possibilità di cercare soluzioni diverse e concrete per i propri problemi”.