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Auster e il Leviatano

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“Sei giorni fa un uomo si è fatto saltare in aria sul ciglio di una strada del Wisconsin del nord. Non ci sono testimoni, ma pare che fosse seduto sull’erba accanto alla sua macchina intento a costruire una bomba, quando questa gli è esplosa fra le mani per sbaglio. Secondo i referti dei medici legali che sono stati appena diramati, l’uomo è morto sul colpo. […] La storia che devo raccontare è piuttosto complicata e, se non riuscirò a finirla prima che arrivino a una soluzione, le parole che mi accingo a scrivere non avranno alcun senso.”

Leviatano è il titolo di un libro che non esisterà mai. Il protagonista del romanzo di Paul Auster, Benjamin Sachs, è il tipico uomo di successo da invidiare: scrittore affermato, osannato dalla critica e con un felice matrimonio, ultimo tassello per raggiungere l’acme della perfezione. Eppure, alcune onde anomale in quel mare di perfezione portano Sachs a cercare spasmodicamente una nuova vita, la possibilità di reinventare completamente la propria esistenza, fino alla tragica esplosione nel Wisconsin.
Tocca al caro amico Peter Aaron il difficile compito di ricostruire le incredibili e inimmaginabili avventure di Sachs. Chiuso in una baracca nel Vermont, il narratore scrive forsennatamente in una vera e propria lotta contro il tempo. Ha pochi giorni a disposizione: deve finire il testo prima che l’FBI lo rintracci per avere informazioni sulla misteriosa morte del suo amico.
Attraverso Aaron viviamo le esperienze di Benjamin (Ben) da un punto di vista privilegiato. La parole scorrono rapide in un misurato flusso di coscienza, che obbliga il lettore stesso a una corsa forsennata tra le pagine del manoscritto che Aaron sta scrivendo per raccontare al mondo la storia di Ben.

“Per me la più piccola parola è circondata da acri ed acri di silenzio, e perfino quando riesco a fissare quella parola sulla pagina mi sembra della stessa natura di un miraggio, un granello di dubbio che scintilla nella sabbia.”

…e a proposito di casualità…