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Un trans chiamato Desiderio

Questa notte mi è apparsa in sogno una persona, che mi ha dettato questa lettera…

«Caro direttore,
approfitto della sua cortesia per fare chiarezza sulla vicenda che riguarda me e non solo me. Intendo cominciare subito con la crudezza e la pesantezza dei fatti. Esistono alcune foto che ritraggono una macchina che accosta lungo il viale dove lavoro con, a bordo, un presunto portavoce. L’uomo, non proprio il mio tipo, tira giù il finestrino e mi chiede cosa ne penso dei DICO. Rispondo "50€ l’amore", la macchina riparte quasi subito.

Mi sento molto vittima del fotografo che ha immortalato la scena. Non sono mai venuta bene in fotografia e, ci tengo a precisare, ho le gambe molto più dritte di quanto non appaia in quello scadente servizio fotografico.
Tendo a precisare di non essere stata vittima di ricatti per quegli scatti, ma solo rimproverata dal mio capo per non aver trattato da subito sul prezzo. A me, prima di pubblicare articolo e poi foto, non ha chiamato nessuno. Eppure il lampione è sempre lo stesso…
Ho ripensato spesso a quell’uomo e alla sua bella macchina straniera: si sa, l’immaginazione vola. Già mi immaginavo con lui sulle dorate spiagge di Copacabana a spalmarci il latte solare a vicenda. Ora scopro che per lui non sono stata altro che "il ricordo di un momento di stupida curiosità di una ormai lontana sera d’estate".

Con il cuore a pezzi, rivendico anche io il mio diritto alla privacy. Non sono personaggio pubblico, anche se lavoro per il "mio pubblico", e sono stata schiaffata sulle prime pagine di tutti i giornali. Mi avvessero avvisata prima mi sarei almeno scritta sulla mini leopardata il mio numero di cellulare.
Da questa storia ci sono molti insegnamenti da trarre. Quelli del valore dei soldi, quelli dei due pesi e due misure e, per chi come me ha responsabilità forti, la necessità di lavorare solo perché l’informazione sulle mie tariffe sia sempre più libera ed equa. Tutto questo grazie al rispetto di regole che non sono scritte ma sono racchiuse in una sola parola: vacuità. Grazie alla quale faccio sempre un sacco di soldi.»

In fede,
Desiderio