Secondo il protocollo l’eliminazione deve avvenire nella maniera meno cruenta possibile. Per questo motivo viene assunto come parametro fondamentale il tempo che intercorre dalla cattura alla soppressione della preda. Questo lasso di tempo è proporzionale alla taglia della bestiola catturata. Così, mentre un ermellino in trappola deve essere soppresso entro 45 secondi dalla cattura, un malcapitato castoro intrappolato in una tagliola può riflettere sugli ultimi istanti della propria esistenza per 300 secondi, tempo entro cui è contemplata la soppressione di un grosso roditore.
L’accordo bilaterale Canada – Unione Europea sancisce poi valori statistici sul numero di prede catturate: almeno l’80% di esse devono morire secondi i parametri temporali e, nel caso di trappole per la cattura e non l’uccisione, senza che sia inflitto o autoinflitto dall’animale alcun danno permanente.
L’International Humane Trapping è sicuramente nato con l’intento di evitare sofferenze inutili agli animali. Dunque, anche se il protocollo non contempla i topi da appartamento, fatte le dovute proporzioni appare eticamente corretto sterminare i fastidiosi coinquilini entro 30 secondi dalla cattura.
Ma il tempo necessario per il passaggio allo stato di incoscienza può davvero essere un parametro attendibile per una dolce morte? Provate a contare fino a trenta, o trecento.
Insomma, chi lo va a spiegare al nostro castoro che la sua agonia vale 255 secondi in più di quella di un ermellino?
Link
+ Il testo integrale dell’International Humane Trapping Standard [PDF].